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7.3.4.1 La filiera della solidarietà del Banco Alimentare: impatto sociale, ambientale ed economico

Trentadue anni fa nacque in Italia, traendo ispirazione dai food bank americani e dai primi banchi alimentari europei in Francia, la Fondazione Banco Alimentare, con l’intento preciso di recuperare quei prodotti alimentari perfettamente commestibili ma non più utilizzabili a fini commerciali[1]. Questi alimenti vengono raccolti, selezionati, controllati e distribuiti a circa 7.557 strutture caritative presenti in Italia.

Nel 2020, sono state recuperate, a livello nazionale, 100.983 tonnellate di cibo, attraverso le quali, sono state aiutate 1.673.522 persone in condizione di povertà alimentare. Attraverso il lavoro del Banco, il cibo recuperato, invece di finire il suo ciclo di vita, acquisisce un valore sociale, garantendo non solo un supporto nutrizionale alle persone in difficoltà, ma agendo anche sul lato del contrasto alla disgregazione sociale e all’isolamento sociale che caratterizzano una condizione di insicurezza alimentare.

Il lavoro del Banco Alimentare può essere descritto come un flusso, come una complessa rete della solidarietà, in cui il cibo, una volta recuperato dai donatori (GDO; ristoranti; AGEA; aziende private), arriva nei magazzini del Banco dove viene controllato, selezionato e distribuito ai vari enti solidali (mense e associazioni) attivi sul territorio, giungendo alle persone “gli assistiti” che ne hanno bisogno.

Immagine 7.1 Il flusso della Solidarietà. Elaborazione CURSA 

Guardando al lavoro del Banco Alimentare nella Città Metropolitana di Roma Capitale, e ricostruendo la sua rete di solidarietà[2] mediante l’utilizzo dello strumento cartografico, notiamo non solo il campo di azione della rete solidale del Banco, ma anche le aree in cui si concentra il maggior numero di assistiti (per Comune, ogni mille abitanti) che ricevono gli aiuti alimentari. Queste aree sono i Comuni di: Roma, Guidonia Montecelio, Anzio, Frascati, Monterotondo e Civitavecchia.

Immagine 7.17 Banco Alimentare: La rete della Solidarietà. Fonte: Elaborazione CURSA su dati del Banco Alimentare Lazio
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Il Covid-19 ha avuto un impatto importante sulle attività di recupero e assistenza alimentare del Banco Alimentare. Elaborando i dati condivisi dalla Direzione del Banco Alimentare Lazio, notiamo che alcuni canali di approvvigionamento delle eccedenze come, ad esempio, la ristorazione (-41%) e il settore ortofrutta (-11%) hanno subito una contrazione - tra il 2019 e il 2018 - dovuta alle misure di contenimento del virus. Gli altri canali, invece, registrano un importante incremento, come la GDO (+25%) e AGEA (+136%). Complessivamente, con la pandemia, il recupero del cibo segna un +96%, provenendo principalmente dal canale AGEA per il 54%.

Tabella 7.16 Recupero Eccedenze: i principali canali. Fonte: Elaborazione CURSA su dati del Banco Alimentare Lazio

 

 

Recupero eccedenze Canali in Kg

VAR% 2019 2020

 
 

2018

2019

2020

2020 vs 2019

 

GDO

131.299

212.234

265.435

+25%

 

RISTORAZIONE

73.423

56.191

33.376

-41%

 

AGEA

2.160.319

1.292.353

3.044.743

+136%

 

ALTRO

930.720

977.982

2.001.793

105%

 

ORTOFRUTTA

268.676

355.963

318.015

-11%

 

Totale

3.564.437

2.894.722

5.663.362

+96%

 

Grafico 7.14 Canali di recupero delle eccedenze nel 2020

Analizzando i dati relativi al numero di assistiti dalle strutture solidali, che ricevono gli aiuti alimentari provenienti da “GDO e Ristoranti” e dai canali “AGEA-Ortofrutta-Altro”, notiamo -tra il 2019-2020- un aumento del numero delle strutture beneficiarie (+28%) e del numero degli assistiti (+49%). Su questi dati, ha inciso una pandemia che ha destabilizzato il sistema socio-economico nel suo complesso, traducendosi in crescenti difficoltà incontrate dalle persone nel provvedere autonomamente alla propria spesa alimentare.

Tabella 7.17 Strutture Solidali e numero di Assistiti: 2019-2020. Fonte: Elaborazione CURSA su dati del Banco Alimentare Lazio

 

Tot. Strutture

Tot. Assistiti

Var. % 2020 vs 2019 N°Strutture

Var. % 2020 vs 2019 N°Assistiti

2019

385

97.241

+28%

+49%

2020

491

144.631

 

 

 

Al fine di analizzare le fragilità e la dimensione emotiva che caratterizzano una condizione di insicurezza alimentare, e al fine anche di comprendere  il ruolo delle iniziative della società civile nel garantire un’alimentazione sana, sono state intervistate[3] sette strutture solidali presenti sul territorio della CMRC: Diocesi Copto-Ortodossa di S. Giorgio; Istituto per la Famiglia sez. 405 OdV; Ipab Istituto Sacra Famiglia; Casa Famiglia Madre Margherita; Basilica SS. Bonifacio e Alessio; Associazione Kim; Emporio Solidale Monterotondo.

Quattro strutture offrono servizi di mensa, le altre si occupano della distribuzione di pacchi viveri. Le mense operano tutti i giorni della settimana, eccetto la domenica in alcuni casi, distribuendo mediamente due pasti al giorno: uno per il pranzo e uno per la cena. Le strutture che distribuiscono pacchi viveri, invece, operano generalmente una o due volte al mese. Complessivamente, le iniziative intervistate offrono supporto a più di mille persone.

La ricerca ha adottato come strumento di indagine il Food Insecurity Experience Scale (FIES) elaborato dalla FAO con l’intento di analizzare le principali caratteristiche di una condizione di insicurezza alimentare. Il FIES è stato opportunamente integrato da domande volte a evidenziare il contributo delle iniziative solidali nel garantire un’alimentazione capace di andare incontro non solo ai bisogni nutrizionali, ma anche sociali e culturali delle persone.

Sono stati intervistati trentacinque beneficiari. Quasi il 70% degli intervistati ha dichiarato di aver temuto (nell’ultimo anno) di non avere sufficiente cibo per sé e per la propria famiglia a causa della mancanza di denaro. Questa paura per molti intervistati ha avuto origine, soprattutto, durante il periodo del lockdown nazionale. La carenza/assenza di risorse economiche ha portato quasi il 34% a non mangiare in modo sano e il 9% è stato costretto a saltare i pasti. Il ruolo cruciale delle iniziative solidali nel garantire la sicurezza alimentare, emerge dal fatto che il 90% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai avuto bisogno di saltare i pasti e il 66% di non aver dovuto rinunciare a un’alimentazione di qualità nonostante le difficoltà economiche.

Grafico 7.15 Percentuale di beneficiari che hanno temuto di non avere sufficienti risorse alimentari. Fonte: Elaborazione CURSA
Grafico 7.16 Percentuale di beneficiari che non hanno avuto un’alimentazione sana e nutriente a causa delle difficoltà economiche. Fonte: Elaborazione CURSA
Grafico 7.17 Percentuale di beneficiari che hanno saltato un pasto a causa delle difficoltà economiche. Fonte: Elaborazione CURSA

Per quanto riguarda l’offerta alimentare delle strutture solidali (grafico 7.18), per più del 90% degli intervistati, i pasti distribuiti incontrano non soltanto i propri bisogni nutrizionali, ma anche sociali e culturali. Il 9%, invece, evidenzia le difficoltà delle strutture di fornire beni alimentari specifici per persone intolleranti e allergiche, e in linea con un’alimentazione dettata dal proprio credo religioso (esempio, per la presenza di beneficiari musulmani).

Grafico 7.18 Percentuale di beneficiari soddisfatti dell’offerta alimentare delle strutture solidali. Fonte: Elaborazione CURSA

Al fine di approfondire la natura e la composizione della dieta degli assistiti garantita dal lavoro delle iniziative solidali, è stato chiesto alle strutture che hanno aderito all’indagine di monitorare la composizione dei pasti/pacchi alimentari offerti. Nel caso delle mense, il monitoraggio ha riguardato il menù giornaliero offerto in una settimana, indicando gli ingredienti principali dei pasti. Nel caso, invece, delle strutture impegnate nella distribuzione dei pacchi viveri, l’indagine ha previsto un monitoraggio mensile sulla composizione dei pacchi alimentari destinati ai beneficiari.

Per quanto riguarda l’offerta delle mense (grafico 7.19), possiamo notare la presenza di una dieta diversificata, e in linea con il modello di dieta sana e sostenibile delineato da Barilla (2021) e da EAT-Lancet (2019).  L’offerta alimentare delle mense è caratterizzata, soprattutto, dalla presenza di derivati dei cereali (32,6%), frutta (20,7%), verdure (14,2%). Nei menù, è presente anche il consumo di latte e derivati (7%), pesce fresco (6,5%), carne bianca (4,9%) e legumi (4,3%). Ridotto, invece, è il consumo di carne rossa (2,7%) e dolci (3,3%).

Grafico 7.19 Composizione dell’offerta alimentare delle strutture solidali “mense”. Fonte: Elaborazione CURSA   

Per quanto riguarda, invece, l’offerta alimentare delle strutture impegnate nella distribuzione di pacchi viveri (Grafico 7.20), notiamo il prevalere di alcune categorie alimentari: cereali e derivati (25%), latte e derivati (17,9%), dolci (16,1%), legumi (8,9%) e pesce in scatola (7,1%). Si evidenzia l’assenza di verdure, limitata quella di frutta (3,6%) e carne (3,6%). Le strutture solidali, sulla base delle loro disponibilità, tentano di andare incontro ai diversi bisogni nutrizionali, come nel caso della presenza di omogeneizzati e di biscotti senza glutine. Nel complesso però la dieta garantita non risulta sufficientemente diversificata e nutriente.

Grafico 7.20 Composizione dell’offerta alimentare delle strutture solidali “pacchi viveri”. Fonte: Elaborazione CURSA

L’attività di recupero delle eccedenze non si caratterizza solo per il suo importante valore sociale, garantendo un supporto alimentare a chi ne ha bisogno; ma le attività di recupero presentano anche un forte valore ambientale perché, dando una nuova vita al cibo che sarebbe finito nella spazzatura, permette di “salvare” la CO2 e l’acqua e, quindi, le risorse impiegate nella fase produttiva.

Sulla base dei dati del Banco Alimentare Lazio che individuano le varie categorie merceologiche provenienti da diversi canali di approvvigionamento, è possibile elaborare una stima dell’impronta ecologica associata al lavoro del Banco nel periodo 2020.

Per quanto riguarda il canale “ristorazione” e “AGEA-Ortofrutta-Altro”, grazie al loro livello di dettaglio, è possibile utilizzare i coefficienti di consumo di CO2 (per kg recuperato) e di acqua consumata (per litri recuperati) elaborati da Barilla (2021) e moltiplicarli per il quantitativo di cibo recuperato.

Tabella 7.18 CO2 e Acqua risparmiata canale “AGEA-Altro-Ortofrutta”: 2020. Fonte: Elaborazione CURSA su dati del Banco Alimentare Lazio

Principali Categorie Alimentari

Coefficienti C02 (per kg recuperato)

Coeff. Acqua (per litro recuperato)

AGEA-Altro-Ortof.

2020 Tot. in Kg

Kg di CO2/Kg di cibo recuperato

Litri di acqua/kg di cibo recuperato

Bevande

0.7

397.700

5.364.551

1,89

3,98

Uova

3.2

3.155

 

 

 

Ortaggi e Legumi

1.3

1.227

 

 

 

Derivati dei Cereali

0.6

1.652

 

 

 

Frutta

1.1

1.129

 

 

 

Latte e derivati

7.9

4.696

 

 

 

Altri Prodotti Alimentari

3.1

7.457

 

 

 

Carni

11.8

10.873

 

 

 

Ittici

5.3

3.300

 

 

 

Salumi

17.9

15.600

 

 

 

Tabella 7.19 CO2 e Acqua risparmiata canale “Ristorazione”: 2020. Fonte: Elaborazione CURSA su dati del Banco Alimentare Lazio

Ristorazione

Pasti in Kg (numero pasti *0,150)

Coefficienti Co2 per KG recuperato

Coefficienti Acqua per Litro recuperato

Kg di CO2/Kg di cibo recuperato

Litri di acqua/kg di cibo recuperato

1 piatti

8.046

2

3.073

3,17

3,41

2 piatti

8.031

9

7.101

 

 

contorni

3.850

1

1.227

 

 

dessert

1.659

2

2.158

 

 

prodotti da forno

5.876

1

1.652

 

 

frutta e verdura

1.736

1

1.178

 

 

prima colazione

473

4

3.175

 

 

diversi

3.704

2

27.945

 

 

Totale

33.376

 

 

 

 

Per quanto riguarda, invece, il canale GDO, nei dati forniti dal Banco Alimentare Lazio è presente solo una differenziazione tra “misto fresco” e “misto secco”. In questo caso, il calcolo dell’impronta ecologica può derivare dalla proporzione con la stima dei consumi alimentari nella CMRC e della loro impronta ecologica in termini di CO2 e acqua consumata (paragrafo 7.1.1 e Appendice 1).

                                                                                    Stima consumi CMRC: CO2 o Acqua risparmiata (CMRC)= Totale GDO: X

Tabella 7.20 Cibo recuperato da “GDO” espresso in Kg. Fonte: Elaborazione CURSA su dati del Banco Alimentare Lazio

GDO 2020

MISTO FRESCO (KG)

221.239

MISTO SECCO (KG)

44.196

Tot. in kg

265.435

Il quantitativo di CO2 salvato, recuperando gli alimenti dalla GDO, è di circa 9,06 Kg di CO2 per ogni Kg di cibo recuperato; mentre il quantitativo di acqua salvato per ogni Kg di alimenti recuperati è uguale a: 4,5 litri.

Considerando pertanto i tre diversi canali di recupero del cibo, ne deriva che nel 2020:

  • totale CO2 “salvata”: 9,06 (Fresco-Secco) + 3,17 (Ristorazione) + 1,89 (AGEA-altro-ortofrutta) = 14,12 kg di CO2/kg di cibo recuperato
  • totale di Acqua “salvata”: 4,5 (fresco-secco) + 3,4 (Ristorazione)+ 3,9 (AGEA-ALTRO-ORTOFRUTTA) =   11,8 litri di acqua/kg di cibo recuperato

Il recupero delle eccedenze alimentari oltre a un impatto sociale e ambientale comporta anche un risparmio economico per tutte quelle strutture solidali che offrono assistenza alimentare. Considerando solo il canale di approvvigionamento “ristorazione”, e moltiplicando il numero di assistiti nel 2020 per il costo medio a pasto (4,80 euro) individuato dall’Osservatorio per la ristorazione collettiva e la nutrizione, il risparmio economico nel 2020 si attesterebbe sui: 575.592 euro (solo per il cibo recuperato dal canale ristorazione).

Tabella 7.21 Risparmio economico del Canale Ristorazione 2020. Fonte: Elaborazione CURSA su dati del Banco Alimentare Lazio

 

2018

2019

2020

Variazione % 2020 vs 2019

Strutture Assistite

350

336

427

+27%

Persone Beneficiarie

82.620

8.943

119.915

+46%

Impatto Economico

 

 

 

= 575.59 euro

[1] Perché prossimi alla scadenza o al termine della loro vita di marketing, o per la presenza di difetti nel packaging.
[2] Donatori, enti ecclesiastici e organizzazioni senza scopo di lucro e i loro assistiti.
[3] Grazie alla collaborazione del Banco Alimentare Lazio.