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direttrice strategica

Politiche sociali

Una metropoli vitale – inclusiva, conviviale, felice e sana –, che punti alla salute e al benessere territoriale, diffuso. Una metropoli che valorizza le differenze (di provenienza, di genere, di cultura, di età ecc.), e attua politiche di demarginalizzazione e contrasto alle disuguaglianze. Una metropoli che punta all’aumento della qualità della vita in un orizzonte di prosperità dei luoghi (oltre la prosperità delle persone singole) quale esito di relazioni virtuose e creative tra comunità e territori, pratiche di innovazione sociale e welfare comunitario e generativo.

Obiettivi

La sfida per la Città metropolitana è quella di immaginare un territorio metropolitano inclusivo che, dando voce e visibilità alle peculiarità di ogni ambiente, luogo e comunità, sappia trasformare le diversità in patrimonio condiviso e collettivo.

In tale ottica l’ente metropolitano si fa promotore di sistemi di welfare innovativi e generativi, differenziati e di alta qualità, capaci di modificare i rapporti tra istituzioni e società civile e valorizzare le progettualità presenti sul territorio anche sperimentando nuove forme di coordinamento tra strutture pubbliche e private che puntino all’eccellenza nelle prestazioni sociali e sanitarie. 

Il territorio metropolitano è profondamente diseguale anche in termini di vitalità e opportunità. Pertanto, Città metropolitana si pone il problema dell’inversione e del riequilibrio attraverso la costruzione di spazi abilitanti, il ricorso a programmi di rigenerazione urbana e la distribuzione delle centralità locali e dei servizi sull’intero territorio.

Azione strategiche e operative

  • Le pratiche di innovazione rappresentano una ricchezza per la Città metropolitana di Roma Capitale, un patrimonio vivo di sperimentazione, innovazione, creatività, in grado di rispondere in maniera integrata alle questioni del presente che si materializzano sui territori e nelle vite degli abitanti che compongono l’universo variegato della metropoli. A partire dalla mappatura già compiuta nelle analisi preparatorie del PSM, l’indirizzo strategico da prendere è quello del consolidamento di queste pratiche in politiche pubbliche e azioni specifiche:
  • Co-progettare con gli innovatori sociali metropolitani, percorsi di consolidamento e sviluppo delle pratiche in atto;
  • Definire “strategie integrate d’area” (si veda il par. successivo dedicato agli strumenti di governance), attorno a sfide di policy rilevanti per specifiche porzioni del territorio metropolitano (un quartiere, un quadrante metropolitano, una zona omogenea), che le pratiche di innovazione sociale possono contribuire ad affrontare positivamente;
  • Mettere a punto sistemi di monitoraggio e valutazione (anche interattiva, concertata, coprogettata) al fine di individuare nuovi campi di intervento o orientare l’azione in corso.

CmRC si impegna a combattare la violenza di genere e le forme di discriminazione legate al genere. Il territorio di CmRC ospita centri antiviolenza e case rifugio, che devono essere potenziati, assicurando una rete di servizi a cui le donne possano rivolgersi per attivare percorsi di fuoriuscita.

La violenza di genere tuttavia, come riconosciuto dalla convenzione di Istanbul, non è solo un fenomeno diretto, ma l’obiettivo anche strutturale dell’azione istituzionale va oltre il sostegno alle donne vittime di violenza, impegnandosi nel contrasto alle cause strutturali (culturali, economiche, sociali) che determinano e perpetuano il fenomeno. 

Azione strategiche e operative

  • Avvio di percorsi di formazione interni all’ente per l’adozione di un approccio di genere negli uffici e nei progetti, in coerenza con la Strategia Europea per la Parità di genere;
  • Avvio di percorsi di co-programmazione con Centri Antiviolenza, associazioni e movimenti per la lotta alla violenza contro le donne;
  • Potenziare i servizi offerti dai Centri Anti Violenza presenti nel territorio di Città metropolitana, offendo una vasta gamma di interventi e rinforzando quelli già presenti, così da aiutare tutte le situazioni che vedono donne vittime di violenza. I centri antiviolenza possono essere rafforzati come poli di produzione politica e culturale per il contrasto a tutte le forme di violenza di genere;
  • Attivare politiche per il contrasto alla violenza di genere attraverso: percorsi di mappatura delle disuguaglianze e delle discriminazioni subite in base al genere; percorsi di raccolta dati e di elaborazione delle statistiche per l’emersione del fenomeno; progetti e programmi specifico che risolvano le criticità emerse dalle mappature e dalle raccolte dei dati;
  • Attivare percorsi di formazione, educazione, animazione culturale al tema della discriminazione e della violenza di genere riservati a persone di tutte le età;
  • Sostegno alle donne che intraprendono percorsi di fuoriuscita dalla violenza attraverso il sostegno nella ricerca di casa, lavoro e altre necessità.

La povertà e l’esclusione sono intese come diseguaglianze territoriali oltre che reddituali. L’obiettivo è dunque migliorare le condizioni di accesso ai servizi per le persone, soprattutto quelle residenti in aree svantaggiate, puntando anche al coinvolgimento dei destinatari degli interventi, attraverso l’attivazione di reti sociali ed Enti del terzo settore.

Azione strategiche e operative

  • Avviare progetti e programmi per l’inclusione delle persone migranti in collaborazione con i Comuni e gli Enti di prossimità, al fine di rimuovere gli ostacoli burocratici all’inclusione e per il rafforzamento degli accessi ai servizi (anche con il rafforzamento dei servizi di mediazione culturale);
  • Definizione di un nuovo modello strategico per il superamento dei campi rom, in coerenza con la Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti (attuazione delle raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea - 2021/C 93/01) che prevede l’attivazione di progettualità multidisciplinari per l’inclusione sociale, lavorativa, abitativa e percorsi di coinvolgimento e inclusione dei destinatari, tarati sulle esigenze dei singoli; 
  • Sostegno agli anziani non autosufficienti con progetti che rafforzino i servizi domiciliari erogati per interventi a casa, per l’accompagnamento a visite specialistiche o per occasioni di socializzazione;
  • Lavoro in sinergia con i Comuni e gli Enti di prossimità per il sostegno a persone in situazione di vulnerabilità, anche attraverso progetti abitativi dedicati (come “Housing First” e “Housing Led”);
  • Definizione di programmi di inclusione lavorativa e parchi agro-sociali in collaborazione con il forum delle fattorie socialI; 
  • Programma per l’implementazione delle linee di indirizzo nazionali sull’intervento con bambini e famiglie in situazioni di vulnerabilità (P.I.P.P.I): il programma è a sostegno dei bambini vulnerabili e delle loro famiglie, non concentrandosi sul singolo caso ma generando ecosistemi intersettoriali in grado di integrare servizi sociali, servizi per la salute fisica e mentale dei bambini, servizi educativi. Cercare di agire su potenziali situazioni in cui bambini dai 0 ai 11 anni possano sviluppare gravi problemi psicosociali.

Per le persone diversamente abili da un lato si deve porre attenzione ai contributi destinati a interventi su edifici privati per il superamento o abbattimento di barriere architettoniche che creano difficoltà di accesso all’immobile in cui la persona disabile vive; dall’altro è prevista la realizzazione dei Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (P.E.B.A) sia per spazi pubblici, sia per l’accesso agli edifici pubblici comprese le nuove costruzioni.

Azione strategiche e operative

  • Promuovere una politica di ‘formazione informazione’ per comportamenti corretti e sostenibili perché la città sia accessibile a tutti e vivibile da tutti.

Strumenti di governance

  • Percorso di interazione con le realtà di innovazione sociale e welfare generativo nell’ambito delle azioni connesse ai Cantieri Sociali dell’Innovazione;
  • Tavoli permanenti con i comuni, gli enti locali e con le associazioni e i movimenti per l’inclusione di persone e categorie in condizioni di fragilità: avviare politiche di contrasto alla violenza di genere e per l’inclusione delle persone migranti e per il superamento dei campi rom.
  • Tavoli di concertazione con gli attori educativi per implementare le linee di indirizzo nazionali sull’intervento con bambini e famiglie in situazioni di vulnerabilità;
  • Osservatorio permanente sui P.E.B.A allo scopo di monitorare, proporre e valutare i progetti sull’abbattimento delle barriere architettoniche e per programmare interventi su edifici pubblici come uffici, scuole, musei, mercati o su spazi urbani come attraversamenti pedonali, parcheggi riservati ai disabili, aree verdi o ville storiche;
  • Osservatorio sullo stato di efficacia del sistema di prevenzione per la salute, in collaborazione con istituzioni sanitarie, enti di ricerca e associazioni (LILT ecc), al fine di monitorare la prevenzione a livello metropolitano anche a valle dell’istituzione di progetti come le ‘Case della Salute’.
  • Tavoli di coprogrammazione e coprogettazione con Enti Locali, Regione e Terzo settore per il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale.

Coerenza delle politiche

La direttrice strategica rispetto agli SDGs ONU
La direttrice strategica rispetto agli obiettivi della politica di coesione europea 21/27

– OP3. Un’Europa più connessa (Connected Europe)

  • c1. rafforzare la connettività digitale.

– OP4. Un’Europa più sociale (Social Europe)

  • d1. rafforzare l’efficacia dei mercati del lavoro e l’accesso a un’occupazione di qualità, mediante lo sviluppo dell’innovazione e delle infrastrutture sociali;
  • d2. migliorare l’accesso a servizi di qualità e inclusivi nel campo dell’istruzione, della formazione e dell’apprendimento permanente, mediante lo sviluppo di infrastrutture;
  • d3. aumentare l’integrazione socioeconomica delle comunità emarginate, dei migranti e dei gruppi svantaggiati, mediante misure integrate riguardanti alloggi e servizi sociali.

– OP5. Un’Europa più vicina ai cittadini (Europe closer to citizens)

  • e1. promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato a livello locale, il patrimonio culturale, il turismo e la sicurezza nelle aree urbane;
  • e2. promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato a livello locale, il patrimonio culturale, il turismo e la sicurezza in territori diversi dalle aree urbane.
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