1.6 Lavoro, occupazione e volumi di affari
La base delle imprese stanziate nella Città metropolitana di Roma si distingue da quelle localizzate nelle altre città metropolitane italiane per alcune caratteristiche settoriali in linea con il profilo strutturale di mercato di una grande area metropolitana e di un’importante meta turistica.
Da un lato la più bassa incidenza delle imprese operanti nell’industria in senso stretto (5,7%) e dall’altro il maggior peso delle imprese attive nel settore dei servizi (46,1%)[1].
Le imprese operanti nel settore agricolo, silvicolturale e ittico pesano per il 3,4% del totale.
[1] Città Metropolitana di Roma e Comune di Roma (2019) Rapporto statistico sull’area metropolitana romana.
Il grafico 1.9 evidenzia la prevalente vocazione dell’area romana per il terziario.
Le sotto-sezioni predominanti, in termini di incidenza di unità locali attive di imprese, sono infatti quelle denominate “altri servizi” con il 49,4% di unità e quella del commercio con una percentuale del 31,3%.
Seguono, con l’11,4%, le costruzioni e con il 5,4% l’industria in senso stretto.
Nel sistema imprenditoriale romano si evidenzia, infine, una scarsa specializzazione nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, con il 2,1% di unità locali attive.
Il Municipio XV è quello con il settore agricolo più sviluppato in termini di unità locali (4,5%), seguito dal Municipio XIV (3,3%) e IX (3,0%).
Dai micro-dati a disposizione per gli anni 2014-2019, si evidenzia una variazione positiva sia del numero di occupati nel settore dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco (+4.610 unità, pari a una variazione positiva del 49%) sia, in misura minore, nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+121 unità, pari a una variazione positiva dell’1%).
Interessante osservare come per questo settore, la variazione positiva sia dovuta all’aumento degli occupati donne (260 unità), che più che compensano la riduzione di occupati uomini (-139 unità).
L’agricoltura rimane comunque un settore a bassa presenza femminile (solo circa un quinto degli occupati), mentre il settore dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco mostra una maggiore presenza femminile: nel 2019 erano il 30% degli occupati, comunque in calo rispetto al 34% del 2010.
Nel periodo considerato, nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca il numero di occupati di sesso maschile resta pressoché invariato (-1,1%), mentre gli occupati di sesso femminile aumentano del 9,0%.
Nel settore dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco, l’andamento è opposto: gli occupati maschili aumentano del 58,3% mentre gli occupati di sesso femminile del 30,9%.
Dal 2003 al 2007 l’area metropolitana di Roma ha sperimentato una fase di forte espansione del valore aggiunto complessivo (+9,6%), drasticamente interrotta durante il periodo di crisi iniziato nel 2009.
La lieve ripresa a partire dal 2011 ha riportato il valore aggiunto ai livelli del 2006.
Dal 2012 e fino al 2015, il valore aggiunto ha subito una flessione continua, mentre dal 2016 sembra aver ripreso a crescere: rispetto al 2003, infatti, nel 2018 l’ammontare di questa grandezza economica è aumentata del 5,8%.
La tenuta del valore aggiunto totale prodotto nella Città metropolitana di Roma Capitale è stata trainata dal settore terziario, che dal 2003 è aumentato rimanendo stazionario o riducendosi in misura contenuta negli anni di recessione e di stagnazione.
Nel 2018, il settore primario ha registrato, per la prima volta dopo 6 anni di ribassi, un incremento pari al 6,7% rispetto all’anno di riferimento, contro il 2,1% dell’industria in senso stretto e il 2,0% del settore delle cotruzioni.
Nello stesso anno, il settore agricolo è stato anche il valore più elevato rispetto ai corrispondenti valori calcolati per gli altri settori analizzati.
Dall’analisi della distribuzione del Volume di Affari Integrato (VAI) fra i vari settori del sistema agroalimentare, emerge un settore agricolo fortemente spostato sulle fasce di VAI più basse: quasi quattro aziende su cinque, infatti, registrano valori compresi fra 0 e 100.000 euro di VAI, mentre solo il 5% delle imprese agricole presenta un VAI maggiore di 500.000 euro. Distribuzione e industria alimentare sono settori con volumi di affari di entità più elevata: il 21% delle imprese registra un VAI maggiore di 500.000 euro.