9.1.2 I principali riferimenti normativi nel contesto nazionale
PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI - ITALIA |
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Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”, successivamente modificato e integrato con decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4. “Il Codice Ambientale” |
2006/2008 |
Il Decreto disciplina:
Viene confermato l’approccio, non più basato sullo smaltimento dei rifiuti, bensì sulla loro gestione ed è proprio la complessità di questo processo che il provvedimento va a regolamentare e disciplinare. I principi di riferimento sono quelli di precauzione, prevenzione, sostenibilità, proporzionalità, responsabilizzazione, cooperazione tra i soggetti coinvolti nella filiera gestionale dei rifiuti e del principio “chi inquina paga”; a tal fine la gestione è effettuata secondo criteri di efficacia, efficienza, economicità, trasparenza, fattibilità tecnica ed economica, nonché nel rispetto delle norme in materia di partecipazione e di accesso alle informazioni ambientali. Viene introdotta la Responsabilità estesa del Produttore, che prevede che i costi della gestione di alcuni determinati flussi di rifiuti siano parzialmente o totalmente sostenuti dai produttori dei prodotti, anche in collaborazione con i distributori di tali prodotti. Viene ampliata la gerarchia d’azione, che con riguardo alla finalità, si prefigge di proteggere l’ambiente e la salute umana, prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gli impatti complessivi dell’uso delle risorse e migliorandone l’efficacia. Lo smaltimento viene confermato come un’attività “residuale” e viene confermata l’introduzione del sistema gestionale dei rifiuti, dove trovano sempre più spazio la prevenzione e le attività di riciclo e recupero. |
Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013
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2013 |
La Direttiva europea definisce “prevenzione” le misure adottate prima che una sostanza, un materiale o un prodotto diventino un rifiuto e che quindi sono in grado di ridurre: a) la quantità dei rifiuti (anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del loro ciclo di vita); b) gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull’ambiente e la salute umana; c) il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti. Quindi gli obiettivi del piano sono:
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Legge 28 dicembre 2015, n. 221 “Il Collegato Ambientale” “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali” |
2015 |
Aggiunge nuove misure in materia di tutela della natura e sviluppo sostenibile, valutazioni ambientali, energia, acquisti verdi, gestione dei rifiuti e bonifiche, difesa del suolo e risorse idriche. vengono agevolati gli accordi tra enti pubblici, aziende e associazioni per utilizzare nella produzione materiali di scarto e post-consumo. Le aziende in grado di fare innovazione, utilizzando nella produzione materiali provenienti dalla raccolta differenziata e dal di assemblaggio di prodotti scartati, potranno avere incentivi e credito d’imposta. Con varie misure viene penalizzato il conferimento in discarica, incentivata la raccolta differenziata, promossa la riduzione dei rifiuti non riciclati, del compostaggio domestico e di comunità (ospedali, mense, quartieri, ecc.). Si introduce il divieto di gettare in strada mozziconi di sigaretta, gomme da masticare e altri piccoli rifiuti, come fazzoletti e scontrini, i Comuni dovranno installare posaceneri. Torna il “vuoto a rendere” volontario e sperimentale nei bar e ristoranti, per i produttori di birra e di acqua minerale. |
Entrata in vigore dei seguenti decreti:
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2020 |
decreti legislativi di recepimento delle direttive in materia di rifiuti contenute nel Pacchetto economia circolare, adottato dalla UE a luglio 2018 |
Per utilizzare i finanziamenti europei, il nostro governo ha dovuto definire il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il piano prevede riforme e investimenti da realizzare entro il 2026, coerenti con gli obiettivi dell’Unione europea per accelerare la transizione ecologica e digitale del paese. Questo Piano è frutto della stretta interlocuzione avvenuta in questi mesi con il Parlamento e con la Commissione Europea e si articola in sei Missioni e 16 Componenti.
Le sei Missioni del Piano si articolano in:
Il Piano Next Generation EU (NGEU) vuole promuovere la ripresa dell’economia europea verso una transizione ecologica, della digitalizzazione, della competitività, della formazione e dell’inclusione sociale, territoriale e di genere. I PNRR si dovranno focalizzare su[1] :
- transizione verde;
- trasformazione digitale;
- crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;
- coesione sociale e territoriale;
- salute e resilienza: economica, sociale e istituzionale;
- politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani.
M2. RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA |
PNRR (a) |
React EU (b) |
Fondo complementare |
Tot. (d)= (a)+ (b)+(c) |
M2C1 - AGRICOLTURA SOSTENIBILE ED ECONOMIA CIRCOLARE |
5,27 |
0,50 |
1,20 |
6,97 |
M2C2 - TRANSIZIONE ENERGETICA E MOBILITÀ’ SOSTENIBILE |
23,78 |
O,18 |
1,40 |
25,36 |
M2C3 - EFFICIENZA ENERGETICA E RIQUALIFICAZIONE DEGLI EDIFICI |
15,35 |
0,32 |
6,56 |
22,24 |
M2C4 - TUTELA DEL TERRITORIO E DELLA RISORSA IDRICA |
15,06 |
0,31 |
0,00 |
15,37 |
TOTALE MISSIONE 2 |
59,47 |
1,31 |
9,16 |
69,94 |
La Missione numero 2, Rivoluzione Verde e Transizione ecologica, si articola in 4 Componenti:
Il PNRR evidenzia come la prima componente della Misura 1 segua un duplice percorso verso l’obiettivo di sostenibilità totale, partendo dalla componente ambientale. Da un lato, migliorare la gestione dei rifiuti e l’economia circolare, rafforzando le infrastrutture per aumentare il livello di raccolta differenziata, ammodernando o sviluppando nuovi impianti di trattamento dei rifiuti, cercando di diminuire le differenze tra regioni considerando che oggi circa 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti vengono trattate fuori dalle regioni di origine. Insieme al miglioramento dell’economia circolare dei rifiuti, il piano intende aiutare lo sviluppo di una filiera agricola alimentare sostenibile, riducendo l’impatto ambientale in una delle eccellenze italiane, tramite filiere più “green”.
Tabella 9.2 Declinazione degli obiettivi della sottomisura C1 del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Fonte: Rielaborazione CURSA su Piano nazionale di Ripresa e Resilienza
M2C1 - ECONOMIA CIRCOLARE E AGRICOLTURA SOSTENIBILE, OBIETTIVI GENERALI:
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Si ricorda che ulteriori evoluzioni della normativa nazionale verso l’economia circolare e una migliore gestione dei rifiuti sono state apportate con il Dlgs 152/2006. Inoltre, il governo dovrà stilare, come previsto dal recepimento della Direttiva 2018/851/EU, il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti entro marzo 2022. Questo fisserà obiettivi e strategie a cui anche le Regioni e le Province dovranno adeguarsi.
Nell’ambito delle misure a sostegno delle imprese a livello nazionale, l’ultimo Report sull’economia circolare 2021 a cura del Circular Economy Network ed ENEA spiega che il nuovo Piano Transizione 4.0 aiuterà ad indirizzare le imprese verso investimenti più sostenibili in ottica di circolarità. Si ricorda che il governo italiano ha approvato, a dicembre 2017, il documento “Verso un modello di economia circolare per l’Italia” ma, ad oggi, il nostro paese non ha ancora approvato una Strategia Nazionale per l’economia Circolare.