Atlante del cibo

Fanghi di depurazioni sono scarti prodotti dal processo di depurazione delle acque. Essendo privi di carico inquinante, possono essere riutilizzati in agricoltura (spandimento), recuperati in modo indiretto (recupero di materia), usati per la produzione di compost, ammendanti (gessi da defecazione) e usati come produzione di biogas. Possono anche essere usati per il recupero di alcune materie come fosforo e azoto, utili a produrre energia attraverso incenerimento. Tuttavia, il loro riutilizzo è un tema controverso perché se la depurazione non avviene in modo corretto, possono essere portatori di sostanze nocive.

I fanghi possono essere gestiti in modo diretto o indiretto. Nel caso di gestione diretta, il compostaggio è il metodo più utilizzato in Italia (41%), seguito da invio in discarica (26%) e solo per il 15% viene impiegato in agricoltura. Nel caso invece di gestione indiretta, per il 45% viene trattato con trattamenti fisici di disidratazione e smaltimento dei fanghi mentre per il resto viene trattato essenzialmente con messa in riserva oppure altri trattamenti di stabilizzazione.

Secondo il sito di ARERA, l’autorità di regolazione per energia reti e ambiente che si occupa anche dei sistemi idrici integrati, ci sono 122 gestori di depurazione nella città metropolitana di Roma. La maggior parte dei Comuni (85) vendono gestiti da una unica compagnia di depurazione, Acea ato2 s.p.a.

Ispra 2019 dichiara 3,1 milioni di tonnellate di fanghi prodotte in Italia nel 2018 di cui l’11,8% nella regione Lazio. Secondo ARERA 2019 più dell’80% dei fanghi prodotti viene destinato a riuso o riciclo. In particolare, è interessante notare come nelle regioni del centro il 76% sia impiegato per la produzione di compost e il 22% per lo spandimento diretto in agricoltura. 

Ulteriori informazioni su acqua e fanghi per Comune possono essere trovati presso: a: https://www.gruppo.acea.it/al-servizio-delle-persone/acqua/acea-ato-2/dati-comune?id=88