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1.8 La Sovranità Alimentare

Per Sovranità Alimentare si intende “il diritto delle persone a un cibo sano e culturalmente appropriato, prodotto attraverso metodi ecologicamente corretti e sostenibili, e il loro diritto a definire i propri sistemi alimentari e agricoli." (La Via Campesina, 2007).

Fra i cardini del concetto ci sono la Sovranità, intesa come il diritto dei popoli ad autodeterminarsi rispetto alle politiche agroalimentari, la rilocalizzazione delle produzioni, finalizzata ad aumentare la resilienza alimentare territoriale, la promozione di un’agricoltura naturale e in particolare dell’agroecologia e la difesa dei diritti dei lavoratori ed in particolare delle lavoratrici.

Nel presente lavoro, non potendo analizzare tutte le dimensioni della Sovranità Alimentare, ci si è concentrati sulla resilienza alimentare territoriale e perciò sull’aspetto biologico-produttivo. Per fare questo è stato utilizzato l’Indice di Autosufficienza Alimentare potenziale sviluppato da Stella et. al. (2019) che indica la capacità teorica di un territorio di rispondere al fabbisogno alimentare della popolazione che lo abita.
Tale indice è stato applicato al Lazio, alla Città Metropolitana di Roma e al Comune di Roma. Nel grafico n. 1.X sono riportati i risultati.  

Grafico 1.13 Indice di Autosufficienza Alimentare della Regione Lazio, della Città Metropolitana e del Comune di Roma

Complessivamente, l’Indice di Autosufficienza Alimentare di Lazio, Città metropolitana di Roma e Comune di Roma è decisamente basso.
Infatti, quello del Lazio è del 35,58%, quello della Città Metropolitana di Roma è del 14,6% e quello del Comune di Roma è del 5,41%.

La motivazione principale di questo risultato è da riscontrarsi da un lato nell’alta densità abitativa dei territori analizzati, e quindi nel basso valore del rapporto terreno per abitante, dall’altro nell’attuale stile di vita alimentare medio della popolazione.

Le principali strategie individuate finalizzate ad aumentare la resilienza alimentare del territorio sono: la promozione di un processo di transizione verso stili di vita alimentari a basso consumo di terra, e cioè una riduzione del consumo di prodotti di origine animale, e la promozione di tecniche colturali come l’agroforestazione che, consociando più produzioni sullo stesso terreno, riescono ad aumentare l’efficienza produttiva dei terreni.

Come strategia di medio-lungo periodo, è opportuno investire da un lato nella ricerca scientifica, allo scopo di aumentare le rese delle tecniche agroecologiche, e dall’altro, sempre con lo stesso scopo, nella formazione degli agricoltori.
Malgrado i limiti appena espressi, va evidenziato come punto di forza che le condizioni climatiche del territorio laziale, permettono una vastissima variabilità produttiva.