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3.6.5 Sistema agroindustriale della filiera vitivinicola

Anche in questo caso, Roma rappresenta il più importante mercato vinicolo nazionale, ma i vini provenienti dalla provincia non raggiungono il 10% delle vendite nella capitale[1].

Gran parte del prodotto in arrivo sul mercato capitolino è gestito dalla GDO, e la vendita diretta in azienda o nei farmer’s market non sono in grado di risolvere il problema. Però, realtà come i produttori-trasformatori favoriscono la crescita della filiera corta, spesso multifunzionale e attenta alla qualità.

Ne è un esempio l'associazione “Vignaioli in Grottaferrata”, la quale riunisce sei vignaioli e produttori legati dalla passione per il territorio di Grottaferrata, nel territorio dei Castelli Romani. 

“L’associazione ha lo scopo di promuovere la conoscenza dell’enologia e dei vini del territorio di Grottaferrata, intesi come espressione di cultura ed elemento essenziale alla proposta turistica del nostro Paese. Si prefigge, inoltre, come obiettivi primari: la promozione di iniziative inerenti all’economia circolare, la valorizzazione della sostenibilità in agricoltura ed il sostegno del settore vitivinicolo, nella delicata gestione dei cambiamenti climatici.”[2]

Esempi come questi sono purtroppo pochi e detengono ridotte quote di mercato, e ridotte capacità di penetrazione commerciale. Sono comunque le aziende che consentono di ottenere lusinghieri successi in termini di qualità e quelle che andrebbero maggiormente sostenute e incentivate.
Il ridimensionamento della vitivinicoltura laziale passa proprio attraverso loro ed il modello produttivo di cui sono espressione.

 

[1] Camera di Commercio di Roma, op. cit.