4.3 Agricoltura sociale
La legge sulla multifunzionalità in agricoltura del 2001 ha favorito il riconoscimento pubblico delle attività sociali connesse con l’agricoltura, consentendo alle aziende agricole di assumere un ruolo centrale nello svolgimento di servizi alla collettività. L’agricoltura sociale ha avuto un aggiornamento normativo a livello nazionale con la promulgazione della Legge 141/2015 che definisce l’AS quale: «aspetto della multifunzionalità delle imprese agricole finalizzato allo sviluppo di interventi e di servizi sociali, socio-sanitari, educativi e di inserimento socio-lavorativo, allo scopo di facilitare l'accesso uniforme alle prestazioni essenziali da garantire alle persone, alle famiglie e alle comunità locali» (Art. 1).
Sebbene il provvedimento abbia contribuito a livello nazionale ad accrescere l’attenzione sul settore, l’agricoltura sociale rimane un fenomeno contenuto, con 288 operatori iscritti agli albi regionali, e difficile da censire (Crea, 2020)[1]. Tuttavia, si tratta di un fenomeno in crescita che ha saputo offrire una risposta ai processi di contrazione del welfare (De Vivo, et Al., 2018)[2] per le categorie sociali più vulnerabili.
Il Forum Nazionale Agricoltura Sociale[3], nato nel 2011, evidenzia la molteplicità delle attività connesse con i progetti di AS, i quali includono l’inserimento lavorativo di soggetti a bassa occupabilità (tossicodipendenti, detenuti, migranti), percorsi di riabilitazione e cura, passando per attività di tipo ricreativo e educativo. Nella Regione Lazio la Legge regionale n. 7 del 22 ottobre 2018 (art. 16) ha introdotto il tema dell’AS nell’ambito delle norme in materia di multifunzionalità.
Si tratta di un primo passaggio verso il riconoscimento di una legge regionale sull’agricoltura sociale da tempo auspicata dagli operatori del settore che vede, nella Regione, la presenza di realtà considerate e riconosciute a livello nazionale. In tal senso, la Guida all’Agricoltura Sociale – Lazio[4] realizzata da Arsial, censiva su scala regionale la presenza di 96 realtà di agricoltura sociale, di cui 52 attive nella ex-provincia di Roma. Di esse, la maggioranza presentava una vocazione produttiva (55), operava su terre pubbliche, e adottava un regime di coltivazione biologico.
Nella CMRC sono presenti 44 realtà, tra aziende agricole e organizzazioni del terzo settore, che promuovono servizi di agricoltura sociale.
I dati della guida Arsial hanno rappresentato la base di partenza per la costruzione della mappa cartografica numero 4.6 che consente di apprezzare la localizzazione delle aziende, cooperative, organizzazioni che promuovono servizi di agricoltura sociale nel territorio della Città Metropolitana di Roma Capitale. La mappa, per la quale i dati sono stati aggiornati al 2020, riprende la distinzione della Guida tra aziende a vocazione produttiva e organizzazioni del Terzo Settore che svolgono attività in ambito agricolo ma che non fondano la propria azione prevalentemente sulla produzione.
Per entrambe le categorie la mappa evidenzia una concentrazione nell’area peri-urbana del Comune di Roma. In quest’area sono attive numerose realtà con una lunga esperienza nel settore, come la cooperativa Capodarco, Agricoltura Nuova e La Nuova Arca. Sono poi incluse esperienze attive sul tema dei migranti quali Barikamà, e della disabilità nel caso della Cooperativa Garibaldi. Queste realtà sono state incluse nella mappatura delle pratiche e dei progetti del sistema alimentare della CMRC (Capitolo 11, Appendice n.2).
Tale localizzazione mostra due aspetti su cui proporre una riflessione in sede di programmazione metropolitana. Da un lato, evidenzia la stretta connessione dell’agricoltura sociale con la città e il bisogno di prossimità con essa. Dall’altro, mostra la capacità generativa in termini di progettualità sociali e collettive della presenza di terre agricole (pubbliche e private) a ridosso dell’ambiente urbano costruito.